Incentivi statali marzo 2022

Marzo 2022, sempre più difficile per chi ha un basso reddito oppure non lo ha proprio.

Per contrastare il caro vita, lo stato oltre a introdurre nuove misure per contrastare l’aumento dei costi dell’energia per imprese e famiglie, è intervenuto a sostegno della riconversione della filiera industriale dell’automotive con un fondo da 700 milioni di euro per il 2022 con il decreto-legge n. 17/2022.

Tra gli incentivi spunta una sorta di agevolazione per le auto in questo sempre più difficile 2022, i cui dettagli saranno stabiliti da uno specifico decreto atteso entro fine marzo.

In che modo possiamo usuffruire delle nuove agevolazioni per l’acquisto di automobili? Intanto le anticipazioni non mancano e alcune risultano particolarmente interessanti cui ne citiamo alcune.

I Fondi Stanziati dallo Stato

Il Governo ha messo a disposizione 700 milioni di euro per il 2022 a supporto della riconversione ecologica dell’industria automobilistica in vista dello stop alla vendita delle auto termiche previsto, salvo rinvii, nel 2035. In base agli ultimi rumors pare che gran parte dello stanziamento sarà usato per finanziare gli incentivi auto: addirittura l’intera somma (700 milioni) nel 2022 e una cifra analoga negli anni successivi. Dei 700 milioni in dotazione quest’anno circa 250 milioni saranno destinati alle auto elettriche, altri 250 milioni alle ibride plug-in, 170 milioni alle termiche con basse emissioni. Ovviamente ci sarà sempre tempo per rimodulare la ripartizione dei fondi a seconda del numero di richieste.

Cosa acquistare con o senza Rottamazione

Le ripartizioni dei contributi non riguarderanno soltanto auto elettriche e ibride, ma sulla scia del vecchio Ecobonus permetteranno l’acquisto agevolato anche di vetture a benzina e diesel entro un certo limite di emissioni di CO2.

Quanto riguarda invece i veicoli ammessi alla rottamazione sono ammesse tutte le vetture con classe di emissione fino a Euro 5, a prescindere dalla data di immatricolazione. L’auto da avviare alla demolizione dovrà essere intestata all’acquirente di quella nuova (o a un suo familiare convivente) da almeno 12 mesi, sicuramente sarà un altro impoverimento del parco veicoli usato cui farà lievitare di molto quello che rimane in strada e non rottamato.

Salvo sorprese lo schema sarà il seguente:

– fino a 6.000 euro con rottamazione e 4.000 euro senza rottamazione per la fascia di emissioni 0-20 g/km (auto elettriche);

– fino a 4.000 euro con rottamazione e 2.000 euro senza rottamazione per la fascia di emissioni 21-60 g/km (auto ibride plug-in);

– e fino a 2.000 euro solo con rottamazione per la fascia di emissioni 61-135 g/km (auto full/mild hybrid, benzina, diesel, metano, gpl).

I concessionari o le stesse case automobilistiche avranno facoltà di aggiungere un ulteriore sconto.

Parco autoveicoli usato vuoto

Le auto che rientrano nelle fasce previste saranno acquistabili con i contributi con un tetto massimo di spesa previsto di 35.000 euro + Iva,  IPT e messa su strada (quindi circa 42.700 euro tutto compreso) per i veicoli delle fasce 0-20 e 61-135 g/km di CO2 e di 45.000 euro (54.900 all inclusive) per le auto della fascia 21-60.

Quasi certamente, per agevolare un maggiore ricambio del parco circolante e limitare l’accaparramento dei fondi da parte di società e concessionarie, favorendo invece gli utenti privati, dagli incentivi auto 2022 saranno probabilmente escluse le persone giuridiche, ossia le aziende, con la sola eccezione delle società di car sharing. Che però potranno acquistare solamente veicoli fino a 60 g/km di CO2 e dovranno utilizzarli nelle flotte condivise per almeno 24 mesi. Inoltre alle aziende che operano nel car sharing verrà destinata una percentuale esigua dei fondi (per la precisione il 5% della fascia 0-20 e il 5% della fascia 21-60).

L’avvio degli incentivi

La stesura del DPCM previsto dall’art. 22 comma 2 del Dl n. 17/2022 dovrebbe essere questione di giorni, se non addirittura di ore. Dopo l’approvazione del Governo occorrerà attendere la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e, successivamente, l’aggiornamento della piattaforma web dell’Ecobonus con i relativi tempi tecnici necessari. Possiamo pertanto ipotizzare, se tutto va bene, un avvio nella prima settimana di aprile.

Codice della strada, in arrivo le regole sul documento unico di circolazione

Il Documento unico di circolazione e di proprietà dal 1 ottobre è diventato un unico documento per la circolazione e la proprietà del proprio autmezzo. Andando di fatto cosi a modificare il decreto legislativo 98/ 2017 – ovvero il provvedimento che ha istituito il documento unico di circolazione e di proprietà, le procedure telematiche rilasciate dal Ced, il Centro elaborazione dati della Direzione generale per la motorizzazione del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, in cooperazione applicativa con Aci danno luogo, in via obbligatoria, all’emissione del Documento unico.

In materia di semplificazione amministrativa, la carta di circolazione costituisce il documento unico di circolazione dei veicoli e che sia pertanto soppresso il certificato di proprietà, (decreto legislativo 29 maggio 2017 n. 98    in attuazione di quanto previsto dall’articolo 8, comma 1, lettera d) e 5 della legge n. 124 del 2015  ). L’entrata in vigore della disciplina, originariamente fissata al 1° luglio 2018 è stata differita dalla legge di bilancio per il 2018 (art. 1, comma 1140) al 1° gennaio 2019.

Il nuovo documento unico riguarda gli autoveicoli, i motoveicoli ed i rimorchi >3,5 t e ne vengono definite le modalità di rilascio presso la Motorizzazione civile o tramite lo Sportello telematico dell’automobilista (STA), che comprende anche gli uffici di ACI-PRA.

Il certificato di proprietà, di cui si prevede la soppressione, è attualmente rilasciato dall’ACI cui è affidata la gestione del Pubblico Registro Automobilistico (PRA); la carta di circolazione, che contiene i dati tecnici del veicolo ed i dati i intestazione, è invece rilasciata dalla Motorizzazione civile che fa capo al Ministero delle infrastrutture e trasporti. Nel documento unico saranno annotati anche i dati relativi privilegi e ipoteche, a provvedimenti amministrativi e giudiziari che incidono sulla proprietà e sulla disponibilità del veicolo, annotati presso il PRA, nonché i provvedimenti di fermo amministrativo, con modalità anche telematiche.

Il decreto ministeriale chiarisce che per tutte le operazioni non ancora gestite con le nuove procedure telematiche al 1 ottobre si provvede, a decorrere dal mese prossimo, all’emissione, nei casi previsti, di una carta di circolazione propedeutica, recante la dicitura “non valida per la circolazione”, e alla stampa del Documento unico mediante l’utilizzo, in via obbligatoria, degli applicativi predisposti dal Ced in cooperazione applicativa con Aci. La stampa del Documento unico di circolazione e di proprietà viene consentita a decorrere dal giorno lavorativo successivo alla emissione della carta di circolazione propedeutica.

Italia il paese dell’abbandono

Italia, il paese dove il governo ha messo sempre a più forti sacrifici di vita la sua popolazione e le sue aziende, in questi ultimi anni.

“Incomprensibile che in Italia non si faccia nulla per salvaguardare la competitività di un comparto come l’automotive, preferendo rischiare la deindustrializzazione e la chiusura di molte aziende della distribuzione”.

Anfia, Federauto e Unrae lanciano un grido d’allarme sull’assenza di provvedimenti a favore del mondo delle autovvetture all’interno del Decreto Rilancio, il fallito tentativo del governo di rilanciare l’economia del paese in seguito al blocco imposto per il coronavirus.

In un comunicato congiunto, le tre maggiori associazioni di rappresentanza del settore automobilistico esprimono “sorpresa, delusione e, soprattutto, grande preoccupazione” per la scelta del Governo di limitarsi al rifinanziamento del fondo per l’acquisto di autoveicoli a basse emissioni. “Si tratta – si sottolinea nella nota – di un intervento poco significativo per un’effettiva ripartenza del settore automotive nel nostro Paese. Il settore automotive italiano è certamente impegnato ad incoraggiare il processo di elettrificazione della mobilità e lo testimoniano gli ingenti investimenti effettuati. Purtroppo, le condizioni non sono più quelle di qualche tempo fa, sono profondamente mutate“.

Nel comunicato delle tre associazioni vengono forniti i numeri dell’impatto della crisi: nel primo trimestre la produzione dell’intera filiera italiana è scesa del 21,6%, le fabbriche hanno assemblato il 24% in meno di autoveicoli e il lockdown ha provocato quasi un azzeramento del mercato auto italiano (-85,4% a marzo e -97,5% ad aprile). In pratica, nel bimestre marzo-aprile le immatricolazioni di auto si sono dimezzate (-51%, ovvero 361.000 unità perse).

Ci vogliono aiuti CONCRETI. I concessionari, dopo l’apertura e peraltro con centinaia di migliaia di veicoli immobilizzati sui piazzali, si sono trovati in mezzo ad un fiumi di lacrime e sangue. Clienti fantasma? No, clienti a zero risorse finanziarie ed economiche per la ripartenza.

Casse integrazioni mai arrivate e moltissimi in stato precario di lavoro.

La macchina è un bene di lusso? La risposta è no, oggi l’autovettura risulta lo strumento di spostamento e lavoro per quasi l’80% della popolazione, questo dato di fatto non solo garantisce lo standard nella vita quotidiana delle persone ma è movimento della filiera produttiva  Italiana.

Di profonda incertezza, che condiziona il clima di fiducia di cittadini e imprese, e l’indebolimento dell’economia e del mercato del lavoro, con conseguente perdita di potere d’acquisto dei consumatori“. “L’acquisto di un autoveicolo – prosegue la nota congiunta – è un investimento importante che, in questa fase, necessita di un sostegno adeguato alla realtà che stiamo vivendo, e che il mercato di oggi possa recepire positivamente“, sottolineano e ribadendo, “in assenza di interventi mirati il 2020 si chiuderà con 500.000/600.000 immatricolazioni in meno rispetto al 2019, con un  mancato gettito Iva di circa 2,5 miliardi di euro“.

Inoltre, il rallentamento delle vendite, non sufficientemente contrastato dal meccanismo del bonus-malus, provocherà un mancato rinnovo del parco circolante delle autovetture, costituito a fine 2019 per il 32,5% da veicoli ante-Euro 4 e per il 57% da mezzi con oltre 10 anni di anzianità.

Riusciranno, produttori e venditori, a ripartire?: “Le difficoltà nello smaltimento dei veicoli in stock presso case automobilistiche e concessionari, con il mercato in stallo, impedirà alla filiera industriale di ripartire a ritmi sostenibili, un danno che per molte imprese, già fiaccate da due mesi di azzeramento del fatturato, si ripercuoterà sull’occupazione“. Dunque è “incomprensibile” l’assenza di misure a sostegno “di un comparto come l’automotive, che esporta oltre il 50% dei suoi prodotti” e “che in più occasioni ha dimostrato di fungere da traino per la ripresa produttiva di larga parte del sistema manifatturiero e quindi della nostra economia, e si preferisca andare incontro a un rischio di deindustrializzazione. Un settore che alcuni Paesi europei, con i quali, peraltro, la nostra filiera è profondamente interconnessa, stanno mettendo al centro dei loro Piani di supporto, così da rilanciare i consumi e la transizione verso un modello di mobilità più sostenibile“.

Cosa prevede la nuova legge sulle Assicurazioni 2020

Confrontando la Legge Bersani del 2007, da ora in poi quando si assicurerà un veicolo nuovo o usato, oppure in fase di rinnovo di una polizza esistente, si potrà ereditare la classe di merito CU maturata su un altro veicolo di proprietà o di proprietà di un familiare stabilmente convivente.

La nuova riforma sulle assicurazioni RC auto di fatto introduce alcune importanti novità all’articolo 134 del codice delle assicurazioni.

Mentre prima delle modifiche introdotte dal decreto fiscale erano esclusi tutti i casi di rinnovo, ora si potrà usufruire della classe più favorevole anche in questo caso, purché in assenza di sinistri con responsabilità esclusiva, principale o paritaria negli ultimi cinque anni.

Per dimostrare l’effettiva appartenenza allo stesso nucleo familiare, sarà necessario inviare il proprio Stato di famiglia alla compagnia assicurativa.

Quali condizioni servono per accedere al bonus?

Per essere certi di per poter usufruire dei vantaggi della nuova RC auto familiare ed ereditare la classe di merito quando si stipula una polizza, è necessario rispettare le seguenti condizioni:

  • Il proprietario del veicolo da assicurare deve coincidere con il proprietario del veicolo da cui si desidera ereditare la classe di merito oppure deve essere un familiare stabilmente convivente (devono essere presenti entrambi nello stesso stato di famiglia). Nel caso di padre e figlio che vivono insieme, quindi, un’ipotetica nuova auto acquistata dal figlio potrà essere assicurata usufruendo della classe di merito del padre, ma solo se i due vivono stabilmente sotto lo stesso tetto.
  • L’intestatario del veicolo da assicurare deve essere una persona fisica: le aziende sono infatti escluse dall’applicazione del nuovo Bonus Malus familiare.
  • La classe di merito può essere trasferita anche tra veicoli che appartengono anche a tipologie diverse: in pratica c’è la possibilità per esempio trasferire la classe di merito dalla propria auto alla moto o dall’auto al furgone.
  • La polizza da cui si intende ereditare la classe di merito deve essere attiva: non può essere né scaduta, né soggetta a sospensione temporanea.

Sconto su Rc auto familiare su rinnovi e per auto-moto

La nuova Rc auto familiare porterà sconti notevoli e si applicherà sia a mezzi diversi, come auto e motorini, sia sui rinnovi dell’assicurazione. Sono le due novità introdotte con l’emendamento al decreto fiscale approvato dalla commissione Finanze della Camera.

Sconto Assicurazione AutoLe nuove norme ampliano di fatto la legge Bersani in materia di classi di merito e Rc auto, consentono a tutti i componenti del nucleo familiare di assicurare i mezzi di trasporto “anche di diversa tipologia” (quindi non più solo auto con auto ma anche auto con motorino o moto) con la classe di merito più favorevole, a patto però che non ci siano stati incidenti “con responsabilità esclusiva o principale o paritaria negli ultimi 5 anni”.

Revisione Auto 2019, che cosa cambia?

La differenza tra Revisione e Tagliando

Prima di tutto è necessario conoscere la differenza che c’è tra una revisione e un tagliando. La revisione è un vero e proprio checkup dell’auto previsto dalla Motorizzazione Civile, attraverso il quale deve essere in grado di stabilire in tutta sicurezza che i parametri, siano a norma di legge. Mentre, per quanto riguarda il tagliando, si tratta di un controllo atto ad esaminare lo stato di usura di ogni parte meccanica dell’autoveicolo.

La differenza tra Revisione e Bollino Blu

Nel 2018 il bollino blu è obbligatorio per tutti i veicoli a benzina, diesel, gas e metano sia per le auto che per le moto. Il pagamento di quest’ultimo attesta che il veicolo a seguito del controllo dei gas di scarico risulta in regola con i limiti concessi dalla normativa vigente riguardo alla legge sulle emissioni inquinanti. Infatti il bollino blu auto è un certificato che attesta l’avvenuto controllo dei gas di scarico dell’automobile, conformemente alle norme europee. Anche ci si trova davanti ad una scadenza periodica che varia a seconda del veicolo in possesso. Infatti per le auto e per le moto va effettuato alla scadenza della revisione periodica, quindi il controllo andrà fatto ogni 2 anni per veicoli più vecchi di 4 anni. Per le auto nuove il bollino blu andrà effettuato 4 anni dopo la prima immatricolazione e successivamente ogni 2 anni. Dove si fa e quanto costa il bollino blu? Niente di meno complicato. In realtà il bollino blu è compreso nei costi della revisione periodica obbligatoria e può essere effettuata nei centri di revisione auto autorizzati, dalle officine ACI e quelle della Motorizzazione Civile.

Il certificato di revisione

Come accennato, i controlli diventeranno più rigidi e tutto questo andrà a suffragio di ognuno. Entro il prossimo 20 maggio, l’Italia dovrà adeguare la normativa sulle revisioni in ottemperanza alla direttiva UE n. 2014/45. Tali nuove regole, dovranno essere osservate e pienamente operative a partire dall’anno successivo, per cui dal 20 maggio 2018. Ma in sostanza, cosa cambierà davvero per gli automobilisti? E riguardo ai dati che verranno riportati poi sul documento di ognuno? Al termine di ogni procedura di revisione, ACI e Motorizzazione dovranno obbligatoriamente rilasciare al proprietario del veicolo, il documento che certifica l’avvenuta revisione, o meglio, il cosiddetto “certificato di revisione”. Il personale tecnico dovrà consegnare e annotare l’esito dei controlli effettuati e dei chilometri effettivi. Tutti questi dati saranno registrati sul Portale dell’automobilista. Infatti a partire dal 20 maggio 2018 e non oltre il 20 maggio 2021, i centri di revisione, dovranno comunicare per via elettronica al Ministero dei Trasporti (Motorizzazione), i dati contenuti in ciascun certificato di revisione rilasciato dallo stesso centro. Anche se non è ancora certo, molto probabilmente questa procedura diventerà del tutto obbligatoria a partire dal 20 maggio 2018, termine entro il quale il nostro Paese dovrà adeguarsi alle nuove disposizioni sulla revisione, sancite con la direttiva UE n. 2014/45. I dati del nuovo certificato di Revisione auto sono:

  • Numero di identificazione del veicolo;
  • Targa del veicolo e simbolo dello Stato di immatricolazione;
  • Luogo e data di revisione;
  • Lettura del contachilometri al momento del controllo;
  • Categoria del veicolo;
  • Carenze individuate e livello di gravità;
  • Risultato del controllo tecnico;
  • Data del successivo controllo tecnico o scadenza del certificato di revisione;
  • Nome di chi ha provveduto ad espletare le verifiche, firma o dati identificativi dell’ispettore responsabile del controllo;

I controlli effettuati all’automobile

A quale tipo di controllo verrà sottoposta la nostra compagna di avventure? Di seguito una breve lista di quali sono i controlli di revisione presso l’ufficio della Motorizzazione Civile che verranno effettuati dai tecnici operatori. La revisione auto e controlli obbligatori verteranno principalmente su:

  • Impianto frenante quindi freno a mano, di servizio, freni, pasticche, dischi;
  • Sterzo: cuscinetti, fissaggio, stato meccanico;
  • Sterzo: cuscinetti, fissaggio, stato meccanico;
  • Vetri, specchietti, lavavetri;
  • Impianto elettrico proiettori, luci, indicatori;
  • Telaio carrozzeria, porte, serrature, serbatoio
  • Rumori, gas di scarico inquinanti bollino blu;
  • Identificazione del veicolo tramite targa e telaio;
  • Clacson, cinture di sicurezza anteriori e posteriori.

Occorrerà inoltre:

  • Presentare domanda su apposito modello TT 2100, reperibile presso gli uffici della Motorizzazione Civile e disponibile online;
  • Allegare attestazione di versamento di 45,00 euro sul c.c.p. 9001 intestato al Dipartimento Trasporti Terrestri;
  • Prenotare per tempo la visita e prova del veicolo; • Presentare la carta di circolazione del veicolo.

La scadenza della revisione

Innanzitutto sì, la revisione ha (nella maggior parte dei casi) una scadenza biennale. Ma, nel caso si tratti di un’auto nuova di zecca sarà necessaria un’immatricolazione. In questo caso la prima revisione andrà eseguita la prima volta dopo 4 anni dall’immatricolazione dell’autoveicolo e successivamente ogni due anni. Diverso per quanto riguarda un’autovettura usata: in questo caso la revisione andrà eseguita direttamente ogni due anni.
Per quanto riguarda taxi e ambulanze è invece previsto un controllo annuale.

La Revisione auto GPL

Le auto a GPL richiedono una maggior attenzione manutenzione. Nonostante questo, le bombole a GPL non vanno revisionate secondo la legislazione italiana attualmente vigente. Può sembrare strana la mancata revisione di una parte così delicata e potenzialmente pericolosa del veicolo, ma c’è un motivo. Infatti l’impianto presente sulla vettura già prevede l’installazione di particolari elettrovalvole che sono perfettamente in grado di mettere in sicurezza l’autoveicolo, anche nel caso di un sinistro stradale o di un incendio.
Ma allora perché fare la revisione delle auto a GPL? In effetti la revisione vera e propria per i veicoli bifuel e GPL, consiste essenzialmente nella sostituzione delle bombole ogni 10 anni. Il costo per questo tipo di intervento varia dai 300 ai 500€ e prevede un check completo anche di queste altre componenti:

  • Il funzionamento delle tubazioni e raccordi
  • La sostituzione dei filtri GLP qualora vene fosse la necessità
  • Il funzionamento degli iniettori
  • In funzionamento del sistema elettrico
  • La sostituzione del riduttore verso i 100.000 Km

La Revisione auto a metano

I serbatoi delle auto a metano, a differenza del GPL, necessitano un tipo di revisione diversa. Un controllo periodico deve essere effettuato ogni 4 o 5 anni tenendo sempre conto dell’immatricolazione del veicolo e in particolare dell’ultima revisione effettuata. Bisogna fare attenzione però, a quale tipo di bombole a metano sono state installate sul veicolo e specialmente a quale normativa nazionale siano omologate. Per chiarire le idee di seguito un semplice schema all’interno de quale è possibile capire a quale categoria appartenga la revisione da effettuare e con quale cadenza:

  • Per le bombole omologate secondo la norma europea (R110 ECE/ONU) si devono calcolare 4 anni dalla prima immatricolazione o installazione dell’impianto;
  • per le bombole omologate secondo la norma europea (R110 ECE/ONU) di tipo IV, si devono calcolare 4 anni dalla prima immatricolazione o installazione dell’impianto e successivamente 2 anni di volta in volta;
  • per le bombole omologate secondo la normativa nazionale (DGM) si devono calcolare 5 anni dalla prima immatricolazione o installazione dell’impianto.

I costi per questo tipo di revisione variano a seconda di quante bombole sono installate all’interno del veicolo, e si può spendere dai 150€ fino a 400/500€. Evitare di effettuare periodicamente questa tipologia di revisione porterà il conducente del veicolo a subire una multa davvero salata, con immediato ritiro della carta di circolazione.

La Revisione auto d’epoca

Per quanto riguarda la categoria dei veicoli atipici, la revisione delle auto d’epoca o di interesse storico, va effettuata, secondo il decreto del 2009, con scadenza biennale; entro il mese di rilascio della carta di circolazione, o entro il mese corrispondente a quello in cui è stato effettuato l’ultimo controllo di revisione.

I costi della Revisione

Il costo della revisione auto, è rimasto praticamente invariato e stabile per circa 10 anni. Ma in questo momento i prezzi non sono effettivamente cambiati. Di seguito la tabella aggiornata:

Motorizzazione 45 euro
Agenzia ACI 62,25 euro
Centri di revisione e Officine Autorizzate 66,80 euro

I 66,80 euro sono così composti: 45 euro costo di revisione + 9,90 euro di IVA 22% + 10,20 euro di diritti Motorizzazione + 1,80 euro di bollettino postale.

Nonostante questo, vi è la probabilità di un eventuale ma ancora ipotetico aumento di 10 euro sulla spesa complessiva della revisione, sia per auto che per moto, arrivando quindi ad una spesa totale che ammonterebbe a 76,88 euro contro i soliti 66,88 euro.

Cosa accade se l’auto non passa la Revisione

Se l’auto non risulta idonea alla revisione, possono verificarsi tre condizioni:

Ripetere: l’auto non passa una o più prove e deve essere riparata prima di effettuare di nuovo la revisione. Le riparazioni vanno effettuate entro un mese e la revisione deve avvenire nello stesso centro e va pagata nuovamente tutta la procedura.

Ripetere, sospeso dalla circolazione: le prove hanno evidenziato guasti piuttosto gravi e ritenuti troppo pericolosi per autorizzare la libera circolazione del veicolo. In questo caso bisogna riparare in breve tempo l’auto e pagare una seconda revisione.

Sospeso interno: se durante la revisione vengono segnalati guasti di entità minima, la revisione viene sospesa temporaneamente per effettuare le dovute operazioni e tutti gli accertamenti dovuti, riguardo al corretto funzionamento di ogni singola parte meccanica.

Le sanzioni previste per chi circola con un veicolo non visionato

Circolare senza la revisione costa davvero caro: non effettuare questo tipo di controlli comporta una multa salata che può variare dai 155 euro fino ai 625 euro. Se l’infrazione viene rilevata su autostrada si può incorrere anche ad un fermo amministrativo, che verrà revocato solo prenotando la revisione. Mentre per quanto riguarda la circolazione di un veicolo già sospeso, a causa di mancata revisione, comporta una sanzione tra 1.842 e 7.369 euro in aggiunta al fermo amministrativo per 90 giorni, fino ad arrivare alla confisca della vettura in caso di reiterazione della violazione.

Le sanzioni previste per chi manomette il contachilometri

Secondo la nuova direttiva, gli Stati Membri e quindi anche l’Italia devono assicurarsi che i chilometri che l’auto ha percorso siano disponibili agli ispettori per eseguire i dovuti controlli. Qualora, a seguito delle verifiche, si accertasse l’esistenza di un contachilometri manomesso per abbassare i km percorsi dall’auto, sono previste “sanzioni effettive, proporzionate, dissuasive e non discriminatorie”.

Bollo Auto 2019

Nuovi aumenti in vista?

Alcuni esponenti hanno dichiarato che con la nuova legge di Bilancio il bollo auto potrebbe subire dei tagli per quanto riguarda le esenzioni totali e parziali oppure aumenti. Tra qualche settimana avrà esito per vedere quale sarà la strategia che metteranno in atto, anche per incentivare e diffondere le auto eco-sostenibili.

Quando si avvicina la stesura della legge di bilancio ci sono sempre delle discussioni riguardante i provvedimenti che verranno presi per il bollo auto. Gli italiani non hanno mai visto di buon grado questa tassa, in quanto colpisce la proprietà del bene e non il suo utilizzo.
Sicuramente è impossibile pensare ad una sua abolizione, perché nessun governo l’ha mai messo in discussione.

Il governo sicuramente proporrà un aumento del bollo per quelle auto che appartengono alla categoria Euro 1, Euro 2 e Euro 3, in quanto vi è la necessita di disincentivare l’utilizzo di veicoli inquinanti e incentivare l’utilizzo di auto meno inquinanti come: Euro 4, Euro 5 e Euro 6.

Bisogna ricordare che i veicoli Euro 0 non possono più circolare, cioè tutti i veicoli immatricolati prima del 31 dicembre 1992, con eccezione delle auto storiche.

Sono in vigore esenzioni, in caso di veicolo intestato a persona disabile o a persona che ha fiscalmente a carico un soggetto disabile, per patologie gravi che riguardano, sordomutismo, disabilità psichica con indennità di accompagnamento, disabilità motoria con adattamento del veicolo, disabilità fisica con grave limitazione della deambulazione.

Per calcolare l’importo del bollo bisogna moltiplicare la potenza in Kw o CV del motore del veicolo per la tariffa unitaria per Kw prevista dalla provincia di residenza, e possibile calcolare l’importo online sul sito dell’Agenzie delle Entrate