Covid Ambiente e Incentivi

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Il COVID E AMBIENTE

Se da una parte il commercio globale viene bruscamente interrotto portandosi dietro sanità ed economia, dall’altra l’ambiente e la natura hanno decisamente ripreso vita.

Un cambiamento temporaneo? probabilmente si. Chiaro è che in un contesto simile, pare sempre più lampante l’impatto negativo dell’uomo sull’ambiente circostante.

 

I risvolti positivi della pandemia comunque esistono, come per esempio il miglioramento della qualità dell’aria dovuto alla riduzione delle emissioni di monossido di carbonio e di CO2, proveniente dai tubi di scarico delle macchine; calo delle emissioni di gas serra, data la chiusura dell’attività industriale e diminuzione del traffico su strada, che rendono la terra non solo un luogo più pulito, ma anche molto più calmo del solito. La riduzione del “suono combinato” di tutte le attività umane provoca un cd rumore a bassa frequenza, determinando al contempo la riduzione di una delle principali fonti di ansia e stress.

E’ risaputo che le sofferenze post Covid siano numerose e saranno sempre più tangibili soprattutto in termini economici, ma in questa sede proviamo per quanto possibile a concentrarci sugli aspetti positivi di questo lungo periodo complesso. Circa il cambiamento climatico e ambientale per esempio, bisognerebbe lavorare al fine di rendere tale miglioramento permanente e non effimero, in quanto  ragionare in questa prospettiva ci darebbe sicuramente più chance di vivere in un mondo migliore.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_separator border_width=”2″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”2/3″][vc_column_text css=”.vc_custom_1623857017939{margin-top: 50px !important;margin-bottom: 50px !important;}”]

LE CONSEGUENZE AMBIENTALI

In un Report redatto dall’European Environment Agency, si analizzano le principali conseguenze ambientali della pandemia globale. L’analisi è interessante in quanto identifica alcune conseguenze positive di breve periodo, insieme ad alcune criticità a cui dobbiamo trovare velocemente una soluzione. Individuare fin da subito i comportamenti virtuosi, permetterà non solo di ripartire in modo più sostenibile, ma eviterà al contempo che gli innumerevoli errori del passato possano ripresentarsi.

Analizzando le conseguenze positive sull’ambiente nel breve termine, è possibile programmare delle decisioni di lungo periodo, in modo da diminuire il nostro impatto sull’ambiente, scongiurare altre epidemie future e incrementare gli effetti positivi che, lungi dall’essere solo temporanei, potrebbero diventare duraturi.

 

La lezione più importante che dovremmo imparare da questa pandemia, è legata proprio al nostro stile di vita e a come questo abbia un’incidenza fondamentale sul nostro destino.

 

Il lockdown globale provocato dal Covid, può essere definito come occasione mancata per salvarci dal cambiamento climatico? il Guardian pone il quesito e analizza come i progressi da lockdown abbiano effettivamente avuto vita breve: il traffico è tornato a crescere, di pari passo all’inquinamento atmosferico e i livelli di contaminazione atmosferica sono tornati allo stesso range pre pandemia. Il rapporto annuale dell’Onu ha giudicato l’impatto del lockdown sulle emissioni nocive come “trascurabile”, equivalente a una differenza appena lo 0,01 per cento da qui al 2030.

Il Covid è stato sì un’ “esperimento involontario” a cui purtroppo ha fatto seguito un’occasione perduta ma la lezione forse, non è stata del tutto sprecata. I leader politici infatti sembrano aver compreso che la pandemia affonda le proprie radici dai danni ambientali causati dall’uomo: in questo senso, il coronavirus funge da monito di altre crisi sanitarie che potrebbero presentarsi in futuro se dovesse continuare la deforestazione e i disastri naturali che gli scienziati collegano all’effetto serra. L’ambizioso impegno globale di  investire nell’economia verde e le conferenze internazionali fissate per il 2021 sul tema dell’inquinamento, saranno occasione per  verificare se dal profondo turbamento del 2020 ne verrà tratto qualche insegnamento.

Riprendendo le affermazioni del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, occorre porsi quale obiettivo prioritario del 21esimo secolo, il “fare la pace con la natura”: in quanto il dichiararle guerra sarebbe non solo insensato, ma equivarrebbe piuttosto ad una missione suicida.[/vc_column_text][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”10447″ img_size=”large” alignment=”right” style=”vc_box_shadow” css_animation=”fadeIn” css=”.vc_custom_1623854322209{margin-top: 50px !important;}”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”10505″ img_size=”large” style=”vc_box_shadow” css_animation=”fadeIn”][/vc_column][vc_column width=”2/3″][vc_column_text css_animation=”fadeIn” css=”.vc_custom_1624006213246{margin-top: 50px !important;margin-bottom: 50px !important;}”]

COVID E STATO

Per quanto riguarda invece, i rapporti Covid-Stato, si pongono in prima linea i tanto discussi Incentivi Statali. La legge di bilancio, nello specifico, racchiude in sé tutta una serie di norme che vanno a rimodulare e finanziare gli incentivi per l’acquisto di auto nuove, ridefinendo anche la logica dei bonus.

Operazione non solo funzionale allo svecchiamento del parco auto circolante, bensì necessaria in vista degli obiettivi europei di riduzione delle emissioni. Non solo, dunque, un eco-bonus destinato all’acquisto delle auto elettriche, ma gli incentivi vengono concessi anche a chi acquista veicoli (Benzina, Diesel, Mild Hybrid, Full Hybrid, GPL e Metano) sia con che senza rottamazione, a seconda delle fasce di emissioni.

 INCENTIVI STATALI

Gli incentivi statali saranno così distribuiti:

  • 250 milioni di euro destinati al sostegno all’acquisto di vetture a benzina o diesel;
  • 120 milioni per i veicoli elettrici;
  • 120 milioni erano i fondi già previsti per le vetture ibride ricaricabili ed esclusivamente a batteria, previsti dalla Legge di Bilancio 2019.

Gli incentivi auto vengono erogati sotto forma di sconto sul prezzo dell’auto, non è prevista alcuna procedura particolare per ottenerli: se si ha diritto al bonus sarà il venditore stesso  a espletare l’iter burocratico da compiere.

L’ auto acquistata tramite incentivi statali può poi essere intestata a una persona fisica, a una società, cointestata a due proprietari oppure usufruire della formula leasing finanziario.

Qualora si trattasse di rottamazione, per usufruire del bonus, è necessario che il veicolo usato sia intestato da almeno 12 mesi all’acquirente o a uno dei familiari conviventi, e sia obbligatoriamente avviato alla demolizione.

L’obiettivo è sì quello di svecchiare il parco circolante italiano ( il più vecchio in Europa),  senza tralasciare però la mobilità green:  lo Stato italiano mette infatti a disposizione importanti agevolazioni per comprare veicoli ecologici, così come previsto dagli ecobonus .

In particolare, dal primo marzo sono disponibili gli incentivi auto 2021 in Lombardia, pensati appositamente per favorire il passaggio alle macchine elettriche, ibride, bifuel, oppure ai veicoli diesel o benzina ad alta efficienza.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”2/3″][vc_column_text css_animation=”fadeIn” css=”.vc_custom_1624006309573{margin-top: 50px !important;margin-bottom: 50px !important;}”]

L’ESEMPIO LOMBARDO

La Regione Lombardia ha stanziato un fondo speciale di 36 milioni di euro,  il programma prevede una suddivisione di 18 milioni di euro per il 2021, con altrettanti 18 milioni riservati agli ecoincentivi auto per la rottamazione nel 2022.

Il bando però, avviato nel marzo 2021, termina i fondi disponibili nel giro di poche ore e le nuove agevolazioni auto saranno disponibili soltanto nel 2022. Nel frattempo, rimangono accessibili  gli incentivi per l’acquisto di motoveicoli e ciclomotori ad alimentazione elettrica: la dotazione finanziaria per le due ruote ecologiche, infatti, prevede un fondo pubblico da 1,8 milioni di euro, con la possibilità di prenotarsi entro il 30 giugno 2021.  La richiesta deve essere realizzata online, attraverso l’apposita piattaforma digitale messa a disposizione della Regione.

La modalità di erogazione è sempre quella dello sconto sul prezzo d’acquisto, applicato direttamente dal concessionario presso il quale si compra l’auto ecologica. Per accedere al programma, previo pagamento di un’imposta di bollo di 16 euro, è necessario rivolgersi a un concessionario convenzionato con il bando regionale, prenotando online sul sito web ufficiale.[/vc_column_text][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”10555″ img_size=”large” alignment=”center” css=”.vc_custom_1624006531398{margin-top: 50px !important;margin-bottom: 50px !important;}”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”10556″ img_size=”large” css_animation=”fadeIn” css=”.vc_custom_1624006541477{margin-top: 50px !important;margin-bottom: 50px !important;}”][/vc_column][vc_column width=”2/3″][vc_column_text css_animation=”fadeIn” css=”.vc_custom_1623857038591{margin-top: 50px !important;margin-bottom: 50px !important;}”]

INCENTIVI E SOSTENIBILITA’

Gli incentivi della Lombardia sono cumulabili con altre agevolazioni regionali e statali per la mobilità sostenibile, tra cui le misure dell’Ecobonus 2021/22 per i veicoli green con emissioni al di sotto di 60 g/Km. Inoltre, sono valide tutte le altre proposte, tra cui l’esenzione totale dal bollo auto per chi acquista vetture elettriche o a idrogeno.

Chi invece compra un’auto ibrida può pagare il bollo con uno sconto del 50% per 5 anni. Allo stesso modo, la Regione offre un contributo di 90 euro per la demolizione di auto inquinanti, con la successiva esenzione triennale dal pagamento del bollo auto acquistando insieme alla rottamazione macchine ibride, a benzina o bifuel (GPL o metano).

I possessori di veicoli elettrici possono anche parcheggiare gratuitamente nelle strisce blu, oppure entrare nelle zone a traffico limitato dell’Area C e B. Le auto ibride, invece, possono accedere gratis all’Area C fino al 30 settembre 2022, poi fino al 2023 potranno farlo soltanto le vetture con emissioni di CO2 inferiori a 100 g/Km, mentre in seguito appena le macchine con un valore al di sotto dei 50 g/Km.

Premettiamo che in questa sede non si intende generalizzare, indubbiamente degli sforzi sono stati compiuti, ma nello specifico, il fatto che siano terminati gli incentivi all’acquisto di auto tra 91 e 100 gr/km di CO2, cosa significa realmente?[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”2/3″][vc_column_text css_animation=”fadeIn” css=”.vc_custom_1623857050237{margin-top: 50px !important;margin-bottom: 50px !important;}”]

TRA EMERGENZA ED ESIGENZE DI EQUILIBRIO

Il Governo, al fine di fronteggiare l’emergenza Covid, ha introdotto, a partire dal Decreto “Cura Italia”, tutt’una serie di misure volte a favorire le famiglie italiane: si tratta di interventi a sostegno dei genitori lavoratori, misure atte ad assicurare la necessaria liquidità attraverso la certezza del reddito e la sospensione dei versamenti fiscali e contributivi, introduzione di indennità e  nuovi strumenti quali il Reddito di Emergenza destinato ai nuclei familiari più in difficoltà.

In questo quadro, tutto ha funzionato per il meglio? quanti aspetti si sono tralasciati?

Innanzitutto, promozioni che finiscono dopo poche settimane hanno il sapore della presa in giro. In secondo luogo, illogico è andare contro la volontà dei consumatori: pochissimi per esempio, scelgono vetture elettriche o ibride plug-in, e sul tema emblematiche sono le affermazioni fatte da Michele Crisci, presidente di Unrae, secondo il quale “l’impossibilità di travasare le risorse da una fascia di emissioni all’altra, rende l’incentivo incoerente rispetto alle sue finalità di ripresa”.

I limiti alle emissioni di CO2 non sono semplici parametri con cui giocare a fare gli economisti, ma rappresentano l’oggetto di ingenti investimenti. L’effetto sui clienti è pressoché devastante in quanto molti, attratti dalla pubblicità, sono spinti in concessionaria per poi sentirsi opporre che i fondi sono finiti. Giocare con la fiducia dei contribuenti è quanto di più lontano si possa fare per rilanciare i consumi. Affinché il mercato risponda, occorre parlare la sua lingua, non riporre il tutto a semplici ed elementari approssimazioni

A fronte dell’emergenza sanitaria dunque, appare sempre più nitida l’esigenza di creare un nuovo equilibrio tra poteri che permetta di ricreare una nuova dialettica tra Governo e Parlamento: è anche dalla mala gestione degli incentivi che si evince come alcuni governi abbiano fatto un uso strumentale della crisi per consolidare il proprio potere, erodendo ulteriormente le libertà e le risorse dei cittadini.

Sono passati più di cinquanta giorni dal lockdown eppure il Covid appare ancora come un fenomeno difficile da interpretare e da governare. Nonostante la crisi sanitaria sia tuttora in corso,stanno prendendo sempre più spazio le comprensibili angosce per la situazione economica: il moltiplicarsi di file davanti alle mense per i poveri, per esempio, testimonia come la paura diffusa di non poter più far fronte a esigenze basiche e quotidiane come i pasti si stia trasformando in una realtà concreta.

Ecco quindi che il riavvio della produzione diventa l’unica prospettiva possibile al fine di contenere il progressivo e rapido impoverimento generale dovuto a questa, da più fonti definita, “crisi economica di dimensioni epocali”. Una riapertura che pare alimentata dall’ingenua speranza che si possa davvero tornare ad una fase pre-pandemica, senza tener conto di quelle contraddizioni di fondo che già esistevano prima della fase emergenziale.

Nonostante oggi le preoccupazioni si accavallino al punto che risulta sempre più complesso immaginare il mondo post Covid, pare allo stesso tempo aleggiare un’intensa e diffusa riflessione circa la possibilità di percorrere strade alternative, in grado di fronteggiare la crisi tridimensionale (sanitaria, economica, sociale) proponendo nuove modalità di produzione che siano calibrate sui bisogni reali e concreti delle persone.

Dopo l’esplosione epidemica e la conseguente tempesta finanziaria,che ha leso in maniera irreversibile le basi del vivere sociale, risulta essere di primaria importanza “ricomporci” entro i margini di una nuova consapevolezza collettiva. Indispensabile è non solo incanalarsi entro la via di una profonda metamorfosi politica ed ideologica, ma anche garantire un’unione di forze che permetta di ripartire DAL prima, non come prima.[/vc_column_text][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”10557″ img_size=”large” alignment=”right” css_animation=”fadeIn” css=”.vc_custom_1624006553959{margin-top: 50px !important;margin-bottom: 50px !important;}”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”10558″ img_size=”large” css_animation=”fadeIn” css=”.vc_custom_1624006567044{margin-top: 50px !important;margin-bottom: 50px !important;}”][/vc_column][vc_column width=”2/3″][vc_column_text css_animation=”fadeIn” css=”.vc_custom_1624006248117{margin-top: 50px !important;margin-bottom: 50px !important;}”]

COME SUPERARE LA CRISI

Questa crisi sta di fatto mettendo a nudo un’Italia molto fragile, molto più precaria da come forse si immaginava, specialmente quando si affronta lo scomodo tema “lavoro”: da una parte c’è chi, da sempre, gode di un posto di lavoro fisso, dall’altro chi ha cambiato attività e settore lavorativo innumerevoli volte, spesso senza tutele e sostegno al reddito. C’è chi sopravvive grazie al supporto familiare e chi, invece, non può contare su nessuna forma di solidarietà ed è costretto ad affidarsi a lavoretti saltuari.

 

La classe media arranca e si incanala verso la via dell’estinzione: a fronte del mito lavorista che non esiste dignità senza lavoro, la disoccupazione continua a vivere accompagnata da un profondo ed errato senso di colpa, in quanto è ancora molto pressante il falso mito in virtù del quale se non si ha un lavoro è sicuramente frutto di un fallimento personale, e non di innumerevoli politiche sbagliate.

 

E’ un’Italia debole che non tollera che questo si sappia o si dica apertamente, uno Stato che ancora si espone a narrazioni create ad arte, guidato da classi dirigenti spesso incapaci di trattenere il loro istinto esibizionista da anni diretto a trasformare i diritti sociali in medaglie al merito.

 

Emerge così il ritratto di un’Italia ipocrita e incapace di fare i conti con i suoi stessi fallimenti, che ancora oggi pare negligente di fronte al “lavoro” nonostante sia proprio il testo della sua stessa Costituzione a stabilirlo chiaramente:se è il lavoro a fondare la Repubblica Italiana è altrettanto vero che lo stesso necessita di tutele, in assenza delle quali esso non è più strumento di emancipazione, ma un meccanismo di riproduzione delle disuguaglianze sociali.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

REAGIRE AL CROLLO

 

Non basteranno i prestiti agevolati messi a disposizione dal Governo per tenere in piedi le tante piccole e micro aziende individuali che faticano a stare in piedi già prima della pandemia.

 

Adesso più che mai è necessaria la cooperazione: sul piano nazionale occorre fin da subito una politica fortemente redistributiva, in grado di riequilibrare la bilancia delle  disuguaglianze sociali presenti nel nostro Paese. Un’azione, che sia in grado di saldare i singoli interventi entro un quadro di cambiamento che si possa definire complessivo, radicale e profondo.

 

Per questo bisogna porre l’attenzione al mondo del lavoro, e al contempo riflettere circa la necessità di combinare la dimensione produttiva, a quella ambientale ed ecologica, tenendo conto che di tutto questo si deve parlare ora! Oggi più che mai sentiamo la necessità di un cambio di rotta concreto e repentino che permetta alle nostre ragioni di trovare quella autorevolezza che meritano.

 

C’è bisogno di remare tutti nella medesima direzione con la consapevolezza che la pandemia cambia tutto e che, con essa, dobbiamo cambiare anche noi e la politica. Un rinnovamento radicale che abbia come comune denominatore: Democrazia e Confronto, intense come pratiche da valorizzare anche e soprattutto durante lo stato di eccezione. L’Italia si salva se sarà in grado di dare risposte concrete a chi ha perso tutto. Si salva, se continuerà nell’opera di rinascita e trasformazione dell’Europa che deve tornare ad essere vicina alle condizioni di vita delle persone. Dobbiamo ambire ad un cambiamento di sistema che crei resilienza a lungo termine, lavorare al fine di scongiurare il collasso economico e sostenere allo stesso tempo un’evoluzione verso un’economia dinamica, prospera e green.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]